Lo rivela uno studio dell'Università di Pittsburgh (Usa), pubblicato su Frontiers in Clinical Diabetes and Healthcare
Far parte di una famiglia i cui componenti sono particolarmente longevi diminuisce il rischio di sviluppare il diabete di tipo II. Questi vantaggi non derivano solo dal patrimonio genetico, ma probabilmente anche dagli stili di vita condivisi, tanto che i benefici riguardano anche i parenti acquisiti, come mariti e mogli. È quanto emerge da uno studio dell'Università di Pittsburgh (Usa), pubblicato su Frontiers in Clinical Diabetes and Healthcare.
I ricercatori hanno analizzato, tra il 2006 e il 2017, lo stato di salute di 4.559 donne e uomini sopra i 90 anni, dei loro fratelli (over 80enni), dei loro figli (tra i 32 e gli 88 anni) e dei loro generi e nuore.
In particolare, lo studio ha dimostrato come le persone nate in famiglie eccezionalmente longeve differiscono dai coetanei per i livelli ematici di biomarcatori che influenzano il rischio di diabete di tipo II: il loro patrimonio genetico ed epigenetico, dunque, aiuta il loro corpo a rimanere reattivo all'insulina anche in età avanzata. Tuttavia anche i loro coniugi - indipendentemente dal fatto di essere nati da genitori longevi - tendono a condividere questi livelli di biomarcatori; ciò implica, secondo i ricercatori, che non vengono sempre ereditati ma possono essere sviluppati vivendo accanto alla persona giusta.
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